Dall'influenza spagnola al covid-19


Il coronavirus è apparso all’orizzonte come un’influenza stagionale, lontana dall’Europa e lontana dalla nostra quotidianità, un problema dell’Altro, della Cina. Un’influenza che poteva essere contenuta facilmente, limitata nei contagi e limitata al paese sopracitato. Sembrava un problema lontano soprattutto qui, in Italia, dove la situazione nel corso di due mesi è cambiata radicalmente. Quello che era un problema dell’Altro, è diventato la causa del nostro stato d’emergenza, che ha piegato la nostra economia e ha permesso al Premier Conte di emergere e mostrare di essere in grado di gestire, forse un po’ tardi, una situazione di questa gravità. Forse abbiamo agito tardi, perché purtroppo è così che funziona in Occidente, finché la minaccia non si trova sulla soglia della nostra porta: tutto ci sembra lontano. Il coronavirus si è insediato tra le persone, allontanandole, imponendo confini e causando la limitazione della nostra libertà. Ha causato ciò, non è stato il coronavirus a privarci di tale diritto, è stato il governo che è stato in grado di prendere una decisione di tale entità perché, come afferma anche Schmitt, “un potere è sovrano quando decide sullo stato d’eccezione” ( oggi stato d’emergenza) ed è quello che ha fatto il governo italiano: ha deciso sullo stato d’emergenza non nello stato d’emergenza, dimostrando il suo potere. La diffusione del coronavirus, tuttavia, non si è limitato solo al nostro paese ma ha colpito anche l’Europa, ha colpito l’intero mondo. Proprio come ho già detto: finché la minaccia non si trova sulla soglia della nostra porta, tutto ci sembra lontano ed è proprio per questo che la reazione dell’Europa dinanzi l’emergenza, non credo sia stata una delle migliori. Basti pensare a Boris  Johnson che ha immediatamente affermato di non voler prendere provvedimenti ma permettere la nascita dell’immunità di gregge, proprio facendo contagiare il popolo inglese. Lui stesso è stato abbastanza consapevole della minaccia, tanto che ha pronunciato le seguenti parole “many more families are going to lose loved ones before their time” (molte altre famiglie perderanno i propri cari prima del tempo), sono parole molto forti e, se posso permettermi, un vero leader non avrebbe mai pronunciato ciò, basando la sua decisione su un’incertezza scientifica sul fatto che il virus sarebbe scomparso con le temperature primaverili. Una decisione che, ovviamente, non era passata inosservata e che lo stesso ex ministro degli esteri Jeremy Hunt ha definito: “sorprendente e preoccupante”. D’altronde, come dargli torto? È abbastanza preoccupante che un uomo come Boris Johnson sia arrivato a pronunciare tale decisione, non tenendo conto del fatto che il contagio non fosse per niente necessario, anteponendo l’economia all’individuo inglese, anche se comunque vi sono stati dei provvedimenti come la sospensione della festa di San Patrizio a Londra. Certo, in seguito all’incremento di decessi e contagi, anche il Regno Unito ha deciso di procedere con i provvedimenti, dichiarando lo stato d’emergenza. Ma anche qui, forse,  il decreto è stato emanato tardi. 

Non passa neanche inosservata la reazione francese al virus, basti pensare alle 3500 persone che si sono radunate per “puffare il coronavirus” a Laderneau che, come afferma Tiziano Toniutti, non era zona rossa ma è stata assolutamente una zona blu. Anche Macron, alla fine, prende provvedimenti anche se le misure dei due paesi sopracitati non sono paragonabili a quelle italiane, dove Conte, pur di limitare al massimo il contagio ha emanato decreti decisamente severi e giusti. L’Italia è la nazione più colpita attualmente ma quella che ha reagito subito dopo i primi casi di contagio, perdendo tanto economicamente. La borsa di Milano è scesa del 17%, un numero mai registrato prima. Per questo motivo, lo stesso Mattarella ha affermato “ci aspettiamo solidarietà, non ostacoli”, riferendosi proprio ai membri dell’UE che, inizialmente, non sembrano disposti all’aiuto reciproco che, tuttavia, è arrivato. Il coronavirus sembrava un’influenza stagionale che, tuttavia, ha causato un alto numero di decessi. Secondo una narrazione complottistica moderata è un’influenza non più grave di un’altra e che le rigide politiche di contenimento del contagio devono essere considerate, secondo questa ipotesi, come una prova generale di un più ampio controllo della popolazione. Io non sono assolutamente d’accordo con questa ipotesi in quanto le altre influenze hanno un vaccino, quello che non c’è per i Covid-19. Quindi il fatto che i cittadini abbiano deciso di rispettare il decreto,  dimostra semplicemente che ciò che afferma Marcello Veneziano è solo la pura verità: “davanti al terrore di contaminarsi e al rischio di morire, non c’è diritto, libertà, voto, opinione che tenga. Prima di tutto la salute. La voglia di sicurezza, fino a ieri esecrata, diventa una priorità assoluta”. Certo, abbiamo rinunciato ad un diritto, quello della libertà, ma ciò non ci rende dei sudditi: abbiamo scelto il diritto alla salute, alla vita. Un diritto negato, tuttavia, ai contagiati del covid-19. È vero che conduce alla morte solo i soggetti clinicamente deboli, ma comunque decreta la loro fine. I decessi causati da questa epidemia sono tanti, tuttavia, secondo me dovremmo tenere conto anche degli effetti positivi di questa situazione dal punto di vista ambientale. Infatti l’inquinamento è drasticamente diminuiti sia a Wuhan che nelle zone industriali italiane, la natura sembra essersi fatta giustizia da sola sotto questo punto di vista, permettendo alla terra di tornare a respirare. È un grande passo, una vittoria per Greta Thunberg o per i ragazzi come me che hanno lottato contro il cambiamento climatico, forse solo momentaneo ma, comunque, un passo.

 D’altronde non dobbiamo dimenticare che anche l’influenza spagnola aveva causato effetti positivi, nel 1919-1920, durante la quale morirono illustri intellettuali come Max Weber, anche se le conseguenze sono rimaste offuscate dalla Grande Guerra ma ha permesso all’India di raggiungere l’indipendenza, l’apartheid in Sudafrica e una crescita per l’assistenza sanitaria. Tuttavia ci tengo a precisare che l’influenza è stata definita spagnola, non perché sia iniziata in Spagna ma perché è stato il primo paese a far trapelare le prime informazione su tale malattia, a differenza degli altri paesi dove si è preferita la censura per evitare il panico. Infatti è definita influenza spagnola, un po’ il motivo per cui Trump definisce il Covid-19: il virus cinese. Semplicemente perché le prime notizie sono trapelate da lì, anche se questo non comporta che il virus sia nato effettivamente lì. Infatti, secondo una teoria complottistica radicale: tutto sarebbe iniziato negli Stati Uniti e, in occasione della settima edizione dei giochi militari tenutosi a Wuhan, l’esercito americano avrebbe diffuso il virus ed effettivamente l’incontro è avvenuto due settimane prima dei primi casi di covid-19, questo fa sorgere diversi dubbi, soprattutto considerando che gli Stati Uniti avevano sempre provato a mettere in ginocchio la Cina e, negli ultimi anni, non sono riusciti a fare quello che il virus ha provocato in due mesi: la crisi economica. Non aiuta neanche il fatto che Robert Redfield abbia affermato che, prima che il virus si diffondesse in Cina, ci fossero stati dei casi di covid-19 scambiati per influenza. Ma non è una novità il fatto che gli Stati Uniti siano accusati di aver creato il virus in laboratorio e diffuso nelle zone che volevano colpire, è successa la stessa cosa nel 2014 con l’epidemia dell’ebola. Sinceramente in un momento delicato come questo ne ho sentite davvero tante e non sono d’accordo con molte cose, credo personalmente che individuare gli Stati Uniti di tutto questo sia semplicemente dovuto all’influenza cinematografica, che la vede sempre protagonista in scenari catastrofici, guerre batteriologiche nate nei laboratori e credo sia questo che influenza qualsiasi idea complottistica in questo momento. 

Quello che mi ha stupito, in totale onestà, è stato la censura, da parte di amazon, del libro di Roberto Quaglia: “Il mito dell’11 settembre”, proprio del libro di una persona che aveva esposto la sua teorie complottistica radicale sulla possibilità che fossero stati proprio gli Stati Uniti a provocare tutto questo. Mi ha stupito e mi ha ricordato il fatto che gli scrittori sono persone scomode, tante volte, per la società forse perché raccontano la verità. Mi ha ricordato, soprattutto, quello che ha fatto Mao nel 1949 in Cina: aveva istituito dei campi di concentramento per persone scomode come scrittori o nemici politici. Le teorie complottistiche che si sono diffuse sono molteplici ma, al momento, dobbiamo affidarci a giornali che condividono notizie affidabili, non lasciandoci influenzare dalle fake news, controllando la fonte e leggendo altre notizie prima di fidarci, perché come sappiamo le fake news hanno solo uno scopo: alimentare una qualsiasi condizione emotiva, facendo pressione proprio su quello in una determinata situazione. Per concludere, vorrei dire solo un termine: speranza. Mi riferisco a quella fiducia nell'avvenire, quell'ottimismo che poniamo guardando il futuro e che, alcune volte, delude. Il mio rapporto con la speranza non è sempre stato uno dei migliori, la mia mente aiutata da questa fiducia nell'avvenire costruiva castelli di sabbia talmente belli che non riuscivo nemmeno a notare la debolezza della struttura...fino a quando il vento, la delusione, non iniziava a soffiare talmente forte da raderlo a suolo in un secondo.

 Quindi, la speranza, era sostituta davvero precocemente da un sentimento triste. Ma la speranza che ho nutrito era sempre rivolta ad eventi della mia vita che non avevano un'importanza a livello globale, a differenza della speranza che nutro in questi giorni. La speranza attuale è condivisa davvero da tutti, dai bambini agli adolescenti, dagli adulti agli anziani: quella di tornare alla normalità. Svegliarmi la mattina per andare a scuola o il sabato svegliarmi un più tardi perché dovevo recuperare il sonno perso, organizzarmi per il weekend e per i compiti. Provare a raggiungere i miei obiettivi, avere la giornata impegnata per evitare di stare ferma e non fare nulla. Mi manca la quotidianità in cui ero libera di muovermi in qualsiasi momento, rapportarmi con altre persone, vedere i miei più cari amici e, certo, non facevamo nulla insieme ma, almeno, eravamo insieme .È la speranza nazionale che, in questi giorni, si è manifestata attraverso le persone che, dai loro balconi, cantavano l'inno d'Italia e si può ancora vedere attraverso queste manifestazioni che organizzano ogni giorno. Ad oggi, la mia speranza  è raggiungere il giorno in cui potrò udire da Conte stesso che, finalmente, l'Italia è riuscita a sconfiggere il coronavirus.  Udire che il mondo è riuscito a sconfiggere il covid-19.

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