Sei femminista?

SEI UNA FEMMINISTA? SEI UN FEMMINISTA?

Piccola parentesi prima di continuare, mi sono imbattuta spesso in quesiti come: ma sono maschio, posso essere femminista? 
Assolutamente sì, femminista, seguace del femminismo, significa  chi sostiene la parità politica. Le donne hanno ragioni palesi per sostenere il femminismo ma sono ragioni che posso interessare anche gli uomini, se si esclude quello con la mentalità ancora arretrata: È l’uomo che porta il pane in casa, è l’uomo che deve guadagnare di più, è l’uomo che fa quello e fa quello. La donna deve solo pulire.  Tu, proprio tu, sei un troglodita. La disparità non dovrebbe neanche essere un problema ma lo è, ancora le donne guadagnano meno, per l’esattezza: il 16% in meno, ogni 72 ore muore una donna, il 20% subisce ancora violenza domestica e nel parlamento europeo rappresentano ancora e solo il 35%. Ancora oggi sugli assorbenti c’è la Tampon Tax, ancora del 22% perché 1- è stato rifiutato di abbassarlo al 5% e 2- Secondo il governo, il ciclo è un lusso. 

Cari politici, avete ragione, scegliamo noi donne di diventare dei dissennatori per quattro giorni, avere lo stesso umore di tristezza, starnutire e credere di essere le cascate del Niagara. Giustamente è un lusso per quello. 

Certo, in confronto al passato: abbiamo raggiunto davvero una grande obiettivo ma non è ancora il traguardo. Lo sarà non appena ogni 72 ore non ci sarà nessuna notizia di femminicidio, lo sarà nel momento in cui la donna guadagnerà lo stesso dell’uomo, lo sarà nel momento in cui quel 35% muta in 50% e il 20% diventi zero, lo sarà nel momento in cui la donna non sarà più accusata di aver provocato quella violenza sessuale. Sarà un traguardo nel momento in cui il femminismo non sarà più visto come una minaccia. 

Un anno fa, lessi un pamphlet di Jessa Crispin: Perché non sono femminista. Se voleste saperne di più, basta andare nel link che c’è in bio. Non mi era piaciuto molto, l’ho valutato tre stelle su cinque ma per un motivo prettamente critico: non avevo trovato la sua opinione. 

Ad oggi ho capito perché, lei non ha dato la sua opinione perché ha dato voce a tutte le donne, ha scritto l’opinione di tutte inserendo anche la sua. Perché, in questo pamphlet, c’era davvero lo spirito femminista: l’unione. Da quel romanzo ho capito che, secondo la definizione del libro, sono una radicale ma preferito definirmi così: 

Io sono una femminista liberale. 

Sono una femminista, orgogliosa e arrabbiata ma non rappresento una minaccia. Una minaccia semina paura, come faccio ad aiutare le altre donne, se rappresento una minaccia? Come posso essere una minaccia, se sono femminista?

Questo è un quesito che ho posto a me stessa un anno fa, ora so la risposta. 

La verità è che se noi donne stessimo  in silenzio, non ci muovessimo, non urlassimo  (perché in un paese come il nostro, parlare non serve a nulla), saremmo degli agnelli. In un paese come l’Italia, purtroppo, essere agnelli equivale ad essere soggetti al controllo dei lupi: dei nostri politici. Ora vorrei davvero aprire un discorso politico sull’Italia ma, al momento,  nutro una rabbia nei confronti di questo governo che se aprissi bocca, uscirebbero solo descrizioni alquanto negative nei confronti di Salvini.  Infatti, noi femminista dobbiamo rappresentare una minaccia. Perché per essere ascoltate e viste in Italia: dobbiamo diventare lupi. 

  Io sono una femminista radicale.


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