Recensione: Perché Non Sono femminista

Salve a tutti lettori, oggi affronteremo un tema alquanto importante: il femminismo. Attraverso la recensione di un libro che, personalmente, non ho amato tanto.
Perché non sono femminista di Jessa Crispin
Genere: pamphlet.
Collana: Big Sur.
Casa editrice: Sur.
Data di pubblicazione: 21 Febbraio 2018.
Lunghezza: 133 pagine.
Lingua originale: inglese.
Prezzo copertina: 16,50.
Jessa Crispin è una blogger e attivista, autrice di The Dead Ladies Project e The Creative Tarot. Nel 2018, è convolata a nozze con Nicolas Rodríguez Melo.
Sinossi:
"Se il femminismo non è altro che un guadagno personale fatto passare per progresso politico, non fa per me. Se dichiarandomi femminista devo assicurare che non sono arrabbiata, che non rappresento una minaccia, di certo il femminismo non fa per me. Io sono arrabbiata e rappresento una minaccia".
Il fenomeno del femminismo. Molte persone ne parlano, le donne si proclamano femministe, acquistano magliette con su scritto Feminist solo per affermare la loro posizione, ma crediamo davvero che basti scrivere descrizioni sotto i post d'Instagram sul femminismo, per poter essere femministe?
In questo romanzo, Jessa Crispin ci mostra come il girl power abbia, in realtà, accettato i valori del sistema patriarcale.
Recensione 
Quando ho iniziato questo libro, le mie aspettative erano molto alte, in quanto quest'anno ho definito il mio ruolo nella società e, lentamente, ho creato un approccio con il fenomeno del femminismo. Così ho iniziato a leggere alcuni libri, per rendere il quadro più chiaro. Mi sono imbattuta in questo libro dalla copertina molto interessante e caratterizzata dal rosso che, sinceramente, mi ha ricordato molto i femminicidi. L'ho interpretato come un ricordo degli avvenimenti crudeli e atroci da parte di tracotanti uomini. Non appena ho capito che si trattasse di un pamphlet, la mia curiosità ha sfiorato le stelle, così l'ho comprato.
In seguito l'introduzione, vi sono nove spiegazioni lessicali del termine femminismo.
" Il femminismo è […] una bibita insipida e rielaborata- la cui gradevolezza universale e innocuità sono dimostrate dai focus group, benché sia scientificamente provato che scioglie il calcio delle ossa- con un enorme budget per marketing; slogan: «Forza, sii un mostro. Te lo meriti». […] è una cosa che riguarda solo te e soltanto te. Per questi motivi, e tanti altri, non sono femminista".
All'interno, tuttavia, non ho trovato i motivi. In questo pamphlet ho constatato la peculiarità del pluralismo prospettico, in quanto la Crispin non assume mai una posizione definitiva dinanzi alle sue dichiarazioni, il suo senso critico è molto accentuato in quanto disprezza molto la differenza tra femministe radicali e quelle conformiste, ma non vi ho trovato un suo parere bensì chiarisce il quadro generale. E, inoltre, evidenzia il lavoro delle femministe radicali che hanno portato ad un progresso, a differenza di quelle conformiste che hanno fatto proprio il lavoro di altre donne.
«Il femminismo è sempre stato una cultura marginale, un piccolo gruppo di attiviste, radicali ed eccentriche, che hanno costretto la società ad andare loro incontro.[…]  è sempre stato un numero esiguo di donne radicali, molto impegnate, a portare avanti il duro lavoro di far avanzare le altre […] Ora sono le conformiste a voler rivendicare per sé lo spazio radicale, negando al tempo stesso il lavoro svolto dalle radicali ».
Il tema principale è il femminismo universale, quello adottato da donne che non hanno intenzione di cambiare sé stesse, in quanto il femminismo non è uno stile di vita, non è un oggetto, è un cambiamento personale interno che ci fa credere di essere pronti ad un cambiamento. Perché dichiararsi femminista non lo si fa dietro una tazza di tè sorseggiato con tua suocera, madre del figlio che ti assicurerà comodità matrimoniale e stabilità economica, lo si afferma attraverso le azioni. Lo si afferma nel momento in cui, ti presenti ad un colloquio di lavoro che nessuna donna, in quanto donna, ha reso un lavoro.
«Il rifiuto a sperimentare la scomodità del vero cambiamento, e il rigetto delle posizioni femministe radicali, hanno portato al cosiddetto choice feminism, il femminismo delle scelta, ossia la convinzione che qualsiasi cosa una donna sceglie, dal suo stile di vita, alle dinamiche familiari al consumo di cultura pop, compie una scelta femminista per il solo fatto di aver scelto. Poiché nel passato più rigidamente patriarcale erano altri a scegliere per le donne, già soltanto operando una scelta, quale che sia,  contrasti il patriarcato e agisci da femminista. Questo porta il femminismo universale, quand'è privo di ogni reale cambiamento personale interno».
Un'altra peculiarità della Crispin è il linguaggio, inizialmente è molto passivo, affermazioni una dopo l'altra riguardante il femminismo. Tuttavia, presto inizia ad essere più aggressivo e gergale, per enfatizzare la sua rabbia nei confronti non molto delle femministe bensì delle scelte delle donne.
«Sappiamo -eccome se LO SAPPIAMO, fatemi il piacere- che quel top tanto carino è stato cucito da bambini in una fabbrica con standard di sicurezza così carenti che in qualunque momento potrebbe venire giù tutto, mietendo centinai di vittime. Ma, cazzo, lo vogliamo quel top».
Il libro mi è piaciuto, se estirpato dal fatto che si tratta un pamphlet, in quanto ha trattato il tema del femminismo e ciò che comporta attorno, ad esempio il fatto di spiegare agli uomini cos'è il femminismo. Quel capitolo è molto interessante, in quanto afferma che, in realtà, gli uomini non sono più un problema e che spiegare il fenomeno del femminismo, o meglio, l'atto di spiegare è un'azione compiuta dagli uomini e, noi, in quanto femministe non dovremmo farlo.
Tuttavia, non essendovi un pensiero esplicato ed evidenziato della scrittrice stessa, sono rimasta molto delusa. Nonostante ciò, secondo me, questo libro è uno di quelli va letto nel momento in cui scegliamo di approcciarci a questo fenomeno straordinario, oserei dire, considerando che, fino a cento anni fa, non avevamo neanche il diritto di esprimere il nostro voto. Noi donne dovremmo essere molto orgogliose per ciò che abbiamo conquistato, un orgoglio misto a tristezza per ciò che accade all'altre.
Io sono una femminista  liberale, nonostante questo romanzo mi abbia fatto sorgere diversi dubbi sulla mia scelta di cambiamento. Sono una femminista, orgogliosa e arrabbiata ma non rappresento una minaccia. Una minaccia semina paura, come faccio ad aiutare le altre donne, se rappresento una minaccia? Come posso essere una minaccia, se sono femminista?
Voto:
⭐️⭐️⭐️/5
«È più facile lamentarsi del potere che non si ha,
        che riflettere su come si esercita il potere che si ha».

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