Recensione: !Viva la Vida!

Titolo:¡Viva la Vida!
Autore: Pino Cacucci
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 15 gennaio 2014
Lunghezza: 77 Pagine
Prezzo copertina:7,00 euro
Recensione 
Questo è uno di quei libri che, nonostante non facesse parte della mia wishlist, ho comprato spinta da una notevole curiosità. Alcuni mi hanno detto che, questo libro, fosse per chi amava Frida Kahlo ma non è così.
Questo libro è per chi ha smesso di amare la vita, chi ha perso la speranza e chi ha perso se stesso. Questo libro è per tornare a vivere, mediante la scoperta del dolore altrui e non per pensare: c’è chi soffre di più. Non è così. Ognuno di noi soffre a modo proprio e la sua sofferenza del dolore dipende semplicemente da lui, noi non siamo nessuno per poter dire: suvvia, non devi soffrire, ci sono “cose” peggiori.  È per pensare: posso farcela.

17 Settembre 1925

Viva la Vida è un monologo in cui Frida Kahlo, partendo da un momento tragico, ripercorre la sua vita.  Uno stile leggero che, tuttavia, racchiude un dolore atroce.
“Sono stata al mio funerale nella lieve pioggia di un tardo pomeriggio, su un autobus che mi portava a Coyoacàn” 
Frida Kahlo, all’età di diciotto anni, ebbe un incidente, quel giorno e la segnò fino al suo ultimo respiro. Raccontarvi la dinamica dell’evento è arduo, perché Caccuci non lo descrive e non può avere torto.
Nel momento di un incidente, rendersi conto di ciò che sta accadendo è troppo, è come se il nostro cervello si spegnesse e perdessimo la capacità di provare qualsiasi emozione. Riusciamo a provare qualcosa negli attimi seguenti, possiamo provare dolore, rabbia o semplicemente paura.
Frida ha provato tanto dolore quel 17 settembre 1925, un dolore che ha subito tramutato in urlo e che tutti hanno udito.
“La Morte mi ha fissato negli occhi, ha osservato il mio corpo nudo, insanguinato, coperto di polveri d’oro, e quando stava per protendere le braccia verso di me, quando ho sentito il suo alito gelido...ho lanciato quell’urlo che non poteva uscire dalla gola di una moribonda” 
Pelona
Ha urlato il suo “Viva la Vida” e ha allontanato la Pelona che, tuttavia, sarebbe comunque diventata la sua compagna di vita.
In quell’incidente era stata l’unica a sopravvivere, era un miracolo già quello ma lei non lo considerava tale, lo considerava il modo della vita di assassinarla ogni giorno. Negarle il diritto di vivere. 
Una contraddizione certamente intensa ma veritiera; si è appassionata all’arte ma non ha potuto avere figli, non ha potuto realizzarsi come madre e dare un erede al suo amato, Diego Rivera.
“Per quattro volte ho concepito il figlio e la figlia che avrei voluto, ma la vita li ha assassinati quando stavano cominciando a muoversi dentro di me”  

Arte

Non l’ha salvata, l’ha aiutata. Arte ha aiutato Frida ad allontare la Pelona che le danzava attorno, pronta a portarla via in qualsiasi momento.
“Oggi la sola cosa che so è che dipingo perché ne ho bisogno e dipinti tutto quello che mi passa per la testa, senza chiedermi che senso abbia”
Secondo Frida l’arte non rifletta la realtà, la fonda e queste parole, nel monologo, le rivolge a Diego.

Diego Rivera

Il loro amore è descritto come un amore malato, scandito da tradimenti e rappresentato da un contratto matrimoniale.
Diego è stato tutto per Frida: causa ed effetto, sole e luna, giorno e notte. È stato suo marito, è stato l’uomo che ha sostenuto quando tutti lo trattavano come se fosse un assassino quando era stato capo del partito comunista messicano, aveva scelto Diego all’amicizia, alla famiglia. Aveva scelto l’amore.

“So come sei, e lo sapevo fin dall’inizio, anzi, addirittura da prima che ci fosse un inizio. Tu non cambierai mai e io, del resto, che diritto avrei di costringerti a cambiare? Non si ama qualcubi per come lo si vorrebbe, ma per quello che è”. 
Diego, d’altronde, ha sempre sostenuto Frida. Aiutandola anche economicamente per gli interventi che ha fatto durante la vita, un amore un po’ contorto ma che ha reso la nostra pittrice felice nella sua drammaticità.
Mi è piaciuto, essendo un monologo fantasioso non mi aspettavo granché ma mi ha stupita proprio per questo. Lo stile di scrittura è chiaro e coinvolgente, certo non possiede elementi biografici oggettivi. Il monologo è influenzato dai sentimenti, com’è giusto che sia, il che inoltre rende partecipe il lettore.
Tuttavia alla fine possiamo trovare degli elementi biografici che definiscano ciò che si è letto, è un ottimo approccio allo scrittore e soprattutto a Frida, ci immergiamo in quello che è stata la sua vita e la riviviamo con lei.
Voto:
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️/5
                       Aspetto felice la partenza. 
E spero di non tornare mai più. 
Alla prossima recensione!

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