Recensione: Il manifesto del partito comunista

Salve a tutti lettori, spero stiate tutti bene. Da una settimana ho terminato la lettura del manifesto del partito comunista e oggi sono qui per parlarvene.
Titolo: Manifesto del partito comunista
Autori: Karl Marx e Friedrich Engels
Genere: Saggistica 
Sottogenere: Politica
Prima edizione: 1848
Lingua originale: tedesco
Lunghezza: 110 pagine
Prezzo: 6,90
Karl Marx 
Si trasferisce a Parigi per le sue idee politiche, poi a Bruxelles e a Londra. Il suo lavoro è stato punto di riferimento imprescindibile per il Novecento.
Friedrich Engels 
Lui è stato un filosofo, sociologo, economista, Compagno di avventure politiche di Marx
Sinossi:
Nel 1848 scrivono il manifesto del partito comunista. Una storia di lotte di classe, borghesia e proletariato, lavoro e libertà, partito e rivoluzione, capitalismo e comunismo.
Recensione:
Questa è la prima recensione inerente un saggio politico, quindi cercherò di essere più soddisfacente possibile e dandovi molte informazioni a riguardo. Il titolo è il manifesto del partito comunista, quindi, prima di procedere vorrei offrirvi uno scenario chiaro riguardo il comunismo.
Il comunismo è un movimento politico, economico e sociale fondato da Marx ed Engels verso la metà del XIX, tende a realizzare l'uguaglianza sociale attraverso la totale comunione delle risorse e dei beni; propugna l'abolizione della proprietà privata dei mezzi e produzione e distribuzione sociale, in base ai bisogni di ciascuno.
Il libro è suddiviso in quattro parti e ognuno tratta un aspetto sociale: 
  • I- Borghesi e proletari 
  • II- Proletari e comunisti 
  • III- Letteratura socialista e comunista 
  • IV- Posizioni dei comunisti rispetto ai diversi partiti di opposizione. 
La terza parte, a sua volta, è suddivisa in tre sotto paragrafi: 
1- Socialismo reazionario 
2- Socialismo conservatore o borghese 
3- Socialismo e il comunismo critico politico. 
Tra questi tre punti, il primo è quello che ha attirato la mia attenzione. Dedica una quantità notevole di parole al socialismo tedesco, definendolo IL VERO SOCIALISMO.   Ciò ha attirato la mia attenzione in quanto, in base alla mia conoscenze, il comunismo intorno al 1940 e, probabilmente, anche prima non era tollerato sai nazisti. Detestavano chiunque si definisse comunista e, vorrei ricordare che in quegli anni, il comunismo aveva messo le sue radici in maniera permanente in Russia. 
A tale proposito, vi consiglio di guardare un documentario: “Auschwitz, nascita, storia e segreti di un incubo”. Tratta l’argomento del campo di concentramento più famoso al mondo ma dedica la prima puntata, una buona parte, al comunismo. Quindi, per chi volesse approfondire tale conoscenza, sarebbe un’ottima fonte. 
«...il socialismo tedesco riconobbe sempre di più il suo mestiere, quello di essere il rappresentante pomposo di questa piccola borghesia dei sobborghi. Proclamò la nazione tedesca come la nazione normale e il borghesuccio tedesco come l’uomo normale. [...] 
Trasse più l’ultima conseguenza schierandosi direttamente contro la tendenza “rozza e distruttiva” del comunismo». 
Nonostante l’aspetto tragico e questa distruzione sociale, mi affascina e inquieta come delle divergenze tra due partiti possano essere durate più di un secolo. L’odio e l’indignazione tra i due partiti ha messo le radici in un modo quasi impressionante; delle questioni politiche hanno costretto gli uomini ad odiarsi, schierarsi contro e tramandare un messaggio totalmente sbagliato: preferire l’odio ai patti diplomatici. 
Sapete questo dettaglio mi ha fatto riflettere molto sulla vita in sé, perché mai l’odio è sempre più forte dell’amore? Non vi ho trovato sostanzialmente una risposta, dovuta alla mia giovane età e poche esperienze ma credo che, se mai dovessi trovarne una, sono sicura che non mi piacerà. 
Sostanzialmente il manifesto non è, in realtà, costituito da 110 pagine. Il manifesto si estende per le prima cinquanta pagine, il resto sono costituite, per lo più, dalle varie prefazioni apportate nelle varie edizioni. 
Questo saggio permette la formazione di un pensiero politico inerente, in realtà, ai rapporti tra due ceti sociali: proletari e borghesi. Le distinzioni sociali esistono da sempre ed esisteranno, probabilmente, per sempre in quanto la diversità è un dato sociale e psicologico che permette la convivenza. Se fossimo uguali, non ci sarebbero le diverse ideologie di pensiero e, senza Esse, non ci sarebbero veramente tantissime cose.  
Questo manifesto ci offre proprio la possibilità di analizzare le varie distinzioni anche dal punto di vista politico ed economico. 
« Ai comunisti è stato inoltre rinfacciato di volere abolire la patria, la nazionalità.
I lavoratori non hanno patria. Non si può togliere loro quel che non hanno. Siccome il proletariato deve prima conquistarsi il dominio politico, elevarsi a classe nazionale, costituire se stesso come nazione, esso è ancora nazionale, sebbene non nel senso della borghesia».
Mi è piaciuto, inoltre, il fatto che vi fossero anche dei cenni strettamente pedagogico. In quanto Engels e Marx pongono un quesito:
Non è anche la vostra educazione a determinare la società? 
Prima di poter parlare delle loro considerazioni, vorrei esporre la mia (notevolmente ingenua e basata sulla mia esperienza).
Sí, è anche la nostra educazione a determinare la società. Un’educazione negativa ( intesta secondo la tesi di Rousseau) non potrà fare altro che costituire una società giusta, in cui le corruzioni politiche siano lontane e profonde quanto il mare dal Molise.  È fondamentale, assolutamente perché un comportamento adeguato favorisce uno svolgimento corretto del potere politico, dell’entrata e uscite economiche e una società fluida e sicura. 
«I comunisti non inventano l’influenza della società sull’educazione, ne trasformano sol tanto il carattere, strappando l’educazione all’influsso della classe dominante. Le frasi fatte borghesi sulla famiglia e sull’educazione, sul rapporto intimo tra genitori e figli, si fanno tanto più nauseabonde, quanto più, a causa della grande industria, per i proletari ogni legami familiari si spezza e i bambini vengono trasformati in semplici articoli di commercio e strumenti di lavoro». 
La borghesia è stata in grado di evolversi, ha conquistato il potere ed  è divenuta più forte della nobiltà stessa. 
«Ha svolto un ruolo estremamente rivoluzionario; ha distrutto rapporti feudali, patriarcali, idilliaci. [...] Ha spogliato della loro aureola tutte le attivista considerate fino ad allora con venerazione e devoto timore». 
L’affermazione della borghesia ha comportat rivoluzioni, oppressioni sociali, evoluzioni e dominazione. È il Voldemort sociale: ha fatto grandi cose, terribili certo ma grandi. Il comunismo è Albus Dumbledore, colui che si è opposto ma non l’ha sconfitto.  
Concludo così questa breve recensione, per mia scelta. Una prima stesura era risultata molto più lunga ma io credo che questo manifesto vada letto e basta, probabilmente, la cosa migliore sarebbe fare un circular time e parlarne liberamente: ognuno esprimendo le proprie considerazioni riguardo tale argomento.
Per quanto riguarda lo stile, utilizzano un linguaggio sociale, sublime e con termini specifici che, talvolta, possono essere compresi con l’aiuto del nostro caro zio vocabolario. È assolutamente comprensibile per chi abbia almeno un’esperienza inerente alla sociologia e alla storia del tempo. Il fatto che sia stato scritto da due persone è ammirevole, perché non è facile concordare su un semplice periodo sopratutto di questa portata.
Questo saggio approfondisce ogni tematica della società ottocentesca, dal volere la comunanza femminile, allo sfruttamento minorile. Tratta il proletario, non come cittadino privo di nazionalità in quanto privo di potere, ma in quanto uomo in possesso di figli, in qualità di padre e marito. 
Descrive la borghesia come un dittatore che ha conquistato il potere, l’ha reso proprio e ha schiavizzato gli altri. 
Analizza il comunismo, lo giustifica, convince il popolo attraverso le capacità oratorie di Marx ed Engels, difensori di coloro che hanno la possibilità di esprimersi. Il loro obiettivo è permettere la formazione del proletario non in quanto oggetto sociale bensì come soggetto, lavoratore sinonimo di essere umano in grado di guadagnare. 
Avrei tanto da dire e penso di dedicare un articolo più avanti, concluso consigliandovi un film di Charlie Chaplin: Modern times (tempi moderni) per poter comprendere meglio tale tematica.   
Sono rimasta affascinata dalla capacità di due giovani trentenni, in grado di rendere i loro pensieri nero su bianco e avere il coraggio di divulgare le loro considerazioni permettendolo fino ai nostri tempi.  
                                Voto
                     ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️/5
«Proletariati di tutti i paesi,
unitevi».

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