“Più libri, più liberi”

Salve a tutti lettori, bentornati in uno spazio dedicato essenzialmente ai miei pensieri. Ho sempre pensato che un bel modo per conoscere una persona sia quello di leggere i suoi pensieri, probabilmente non vi importerà più di tanto ma, sinceramente, credo che sia bello andare oltre le parole oggettiva di una recensione e abbattere quel muro che impone il social.
Un po’ di tempo fa, la mia insegnante di letteratura italiana ha dato uno slogan su cui esporre le nostre considerazioni. Tuttavia, per me, non è stato solo un compito svolto a scuola. Ho continuato a pensarci e pensarci ancora,  fin quando non è venuto fuori ciò che vi scriverò in seguito.
Sarebbe bello se voi esponeste le vostre idee inerenti a ciò, sarebbe un ottimo scambio di pareri e anche di conoscenza!

Piú libri, liberi 

La libertà, odiernamente, è data per scontata, pensiamo che si tratti di un nostro diritto e, in quanto tale, nessuno può permettersi di sottrarcela. 
Tuttavia chi conosce il percorso della libertà sa che, un tempo, era direttamente proporzionale alla ricchezza. Ricordiamo il settecento, inoltre, proprio perché gli illuministi hanno pensato bene di porre sotto l’attenzione tale caratteristica sociale: quelle libertà che, di certo, libertà non erano.  
La libertà, intesa così come la intendiamo oggi, è stata raggiunta dopo una serie di lotte e rivendicazioni dei propri diritti. Personalmente  in questo caso, con il termine «libertà» intendo quella strettamente intellettuale; di pensiero, di parola, di essere.
Sono assolutamente d’accordo con  “più libri liberi” in quanto credo che l’unico modo per vivere pienamente, favorire la formazione del nostro Io Sociale e personale sia leggendo. La lettura permette lo sviluppo del senso critico e della nostra ideologia di pensiero; chiarendoci, alle volte, anche l’orientamento della nostra vita e porre, così, degli obiettivi coerenti ad esso. 
Gianni Rodari afferma che tutti dovrebbero leggere ma non per divenire letterati o poeti, ma per non essere più schiavi. La lettura non è solo: aprire il libro, leggere e chiudere. La lettura è leggere e saper applicare ciò che abbiamo compreso per fare del bene, saper creare una correlazione con la realtà attuale, empatizzate con i protagonisti e vivere le loro vite a tal punto da sentirle proprie.
Da poco tempo, ho letto un fumetto: Salvezza di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, è inerente al fenomeno dell’immigrazione e, quando l’ho letto, ne sono rimasta piacevolmente colpita e arrabbiata. Sono stata in tale contraddizione a causa del pensiero che avevo formulato sulla politica, in quanto, la lettura mi ha permesso ciò: credo che i nostri politici non siano in grado di gestire il nostro paese in maniera adeguata. È facile trasmettere il messaggio sbagliato e razzista come: “buttateli fuori”, riferito agli immigrati.
La lettura significa conoscenza e chi non legge, non potrà mai sapere il passato di coloro che fuggono dalle loro terre; un lettore, invece, urlerà alla olla ignorante di non reagire così. La lettura permette questo: indipendenza. Non ci costringe ad adattarci ad essa, ci sussurra: alis volat propriis. La lettura è libertà, in quanto, cultura e conoscenza.
Non tutti condividono la mia considerazione, soprattutto chi non ha mai letto un libro se non scolastico.
Alcuni che la lettura confonda le idee, vivere tante vite crei caos e che non vi è la possibilità di trovare una risposta all’interno dei libri. Ritengono la lettura una perdita di tempo, non andata a chi conduce uno stile di vita frenetico.
Questo tipo di invidio permette alla società, alla politica di sottometterli; la manipolazione sociale è sempre esistita, il sapere, precedentemente, era correlato al denaro e, ad esempio, una società come quella ottocentesca in cui i borghesi, capitalisti, imponevano il loro volere a tal punto da favorire la formazione di una nuova dottrina politica: il comunismo, fondato da Marx ed Engels, che si opponeva al capitalismo. 
Bisogna leggere e, come afferma, Gustave Flaubert, non dobbiamo leggere come i bambini, per divertirci o, come fanno i più ambiziosi, per istruirci. No, dobbiamo leggere per vivere perché, la libertà, ci permette ciò. Per loro, la lettura è una perdita di tempo ma ampliare le nostre conoscenze, lo è mai stato? 
Io ho trovato me stessa e ho applicato e affinato le mie conoscenze e senso critico. 
Tra le righe di un libro mi sono sentita tra le braccia di una persona amata, protetta come La Rosa dalle sue spine e come mai lo sono stata, con un dispositivo tra le mani. 
I libri non richiedono nessun collegamento online, nessun rischio legato al web e alla privacy ormai esistita. O al deep e dark web. Non ci rende schiavi come la tecnologia, non ci rende oggetti della società. 
Richiede attenzione, un cuore abbastanza grande da accogliere le storie altrui e una mente forte, affinché non si crei la conduzione che coloro sostengono. I libri sono la mia fortezza, la mia armatura e la mia rosa.
Sono i miei precettori e il nutrimento per la mia anima. Sono il migliore amico che tutti dovrebbero avere. Sono la compagnia giusta quando i tuoni irrompono nella stanza, la pioggia picchietta sul vetro della finestra e loro sono lì, stretti tra le mani fredde pronti a riscaldarci con il loro contenuto. 
Nick Hornby sostiene che tutti sappiamo che, probabilmente, le circostante in cui si legge sono importanti quanto il libro stesso. Credo che abbia ragione: io stessa tendo ad associare determinati momenti della mia vita ad un libro, in quasi come ho già affermato sono la mia fortezza ed è lì che ho trovato la mia forza.
Concludo la mia tesi, affermando che ognuno di noi è uno scrittore: stiamo scrivendo il libro della nostra vita, “ ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di se come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo”. 
Così concludo la mia tesi: mano nella mano con Virginia Woolf.

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